giovedì 25 agosto 2011
mercoledì 24 agosto 2011
N° 0
Comincio con un sogno a lieto fine, ad alcuni sembrerà un incubo alla Hitchcock ma vi posso assicurare che al risveglio non ero più lo stesso uomo. O meglio non ero più un semplice uomo, ero diventato un immenso oceano di melassa dorata che attraversava tutto, stelle d'argento- galassie a spirale - universi concentrici in tutti i paradigmi del tempo che ahimè aveva smesso di esistere...comunque non voglio annoiarvi con la sintesi smodata della mia inutile cosmogonia per quella avremmo tempo ed è meglio che nel frattempo ti affezioni a me cliccando dove sai tu .......( silenzio).....
Ero paralizzato e il mio cuore batteva all'impazzata.Tutto il sogno si svolgeva al mio interno.Ero caduto dentro di me simulando un metodo tantrico sulla chiusura dei sensi che prometteva l'incontro con il terribile Dio che ci abita dentro. Ricordo che lo avevo letto quello stesso pomeriggio e mi ero fatto suggestionare oltremisura da quelle parole suadenti , cariche di paura inconscia & mistero. Erano parole bianche incorniciate di viola e di saggezza che nel sonno però mi avevano condotto nell'angoscioso posto che è il vuoto interiore fatto di oscura vacuità e fine imminente. Ricordo che quando arrivai in questa assenza di gravità interiore avevo l 'impressione di essere arrivato nel posto più misterioso del pianeta , me stesso!!
Strana era la sensazione del tempo, in quel cielo nero tutto si svolgeva nell ' adesso e i limiti erano spariti come se nel mio interno fosse stato campionato un universo identico, almeno nelle dimensioni di quello che c'è fuori. Avevo solo l'impressione di dover cercare qualcosa e di doverlo fare in fretta visto che in quella dimensione l'ossigeno era ridotto per l'ansia crescente. Ma sapete tutti com'è difficile cercare quello di cui non ci si ricorda più l'esistenza?! Specialmente se si è al buio.
La cosa più strana era costatare di non avere più un corpo ma di essere solo un occhio silenzioso e curioso in un sogno di ricerca esasperata di un tempio segreto che non sapevo di avere . Mi sembrava fosse passato un secolo da quando ero entrato in questa claustrofobica fase REM e ricordo di essermi illuso e disilluso parecchie volte prima di scorgere dopo numerosi tentativi i contorni del tempio che in realtà era un cimitero molto lussuoso ma pur sempre un cimitero che in tutta quell'oscurità non poteva sembrare che sinistro.
Proseguivo a piccoli passi , con molta incertezza e notavo che ad ogni passo la mia ansia cresceva ma la curiosità procurava una certa dose di coraggio inaspettata.Arrivavo sempre più vicino e scorgevo sempre meglio le forme , vedevo che dall'edificio centrale da alcune finestrelle del settimo piano usciva una luce calda che pure a distanza mi dava un senso di pace anche se il cuore era sempre più aritmico ad ogni passo.Anche l'ossigeno sembrava diminuire e la stanchezza si faceva sentire soprattutto per le resistenze e i dubbi che affollavano la mia mente senza pensieri.
TI ASPETTO DOPO PER LA SECONDA PARTE ....
DIVENTA MIO LETTORE FISSO !!!
A PRESTO
Ero paralizzato e il mio cuore batteva all'impazzata.Tutto il sogno si svolgeva al mio interno.Ero caduto dentro di me simulando un metodo tantrico sulla chiusura dei sensi che prometteva l'incontro con il terribile Dio che ci abita dentro. Ricordo che lo avevo letto quello stesso pomeriggio e mi ero fatto suggestionare oltremisura da quelle parole suadenti , cariche di paura inconscia & mistero. Erano parole bianche incorniciate di viola e di saggezza che nel sonno però mi avevano condotto nell'angoscioso posto che è il vuoto interiore fatto di oscura vacuità e fine imminente. Ricordo che quando arrivai in questa assenza di gravità interiore avevo l 'impressione di essere arrivato nel posto più misterioso del pianeta , me stesso!!
Strana era la sensazione del tempo, in quel cielo nero tutto si svolgeva nell ' adesso e i limiti erano spariti come se nel mio interno fosse stato campionato un universo identico, almeno nelle dimensioni di quello che c'è fuori. Avevo solo l'impressione di dover cercare qualcosa e di doverlo fare in fretta visto che in quella dimensione l'ossigeno era ridotto per l'ansia crescente. Ma sapete tutti com'è difficile cercare quello di cui non ci si ricorda più l'esistenza?! Specialmente se si è al buio.
La cosa più strana era costatare di non avere più un corpo ma di essere solo un occhio silenzioso e curioso in un sogno di ricerca esasperata di un tempio segreto che non sapevo di avere . Mi sembrava fosse passato un secolo da quando ero entrato in questa claustrofobica fase REM e ricordo di essermi illuso e disilluso parecchie volte prima di scorgere dopo numerosi tentativi i contorni del tempio che in realtà era un cimitero molto lussuoso ma pur sempre un cimitero che in tutta quell'oscurità non poteva sembrare che sinistro.
Proseguivo a piccoli passi , con molta incertezza e notavo che ad ogni passo la mia ansia cresceva ma la curiosità procurava una certa dose di coraggio inaspettata.Arrivavo sempre più vicino e scorgevo sempre meglio le forme , vedevo che dall'edificio centrale da alcune finestrelle del settimo piano usciva una luce calda che pure a distanza mi dava un senso di pace anche se il cuore era sempre più aritmico ad ogni passo.Anche l'ossigeno sembrava diminuire e la stanchezza si faceva sentire soprattutto per le resistenze e i dubbi che affollavano la mia mente senza pensieri.
TI ASPETTO DOPO PER LA SECONDA PARTE ....
DIVENTA MIO LETTORE FISSO !!!
A PRESTO
continua....
Eccomi spinto da una strana brezza di pulviscoli color ruggine e in un sol colpo mi trovai davanti il tempio, in ginocchio come l ultimo dei servi. Ma ero esterefatto e terrorizzato allo stesso tempo - non feci in tempo a guardare bene intorno che il mio panico al ritmo ossessivo del cuore mi portò lontano da quel misterioso ingresso, dietro un albero dalle fronde avvolgenti come braccia della notte.Stavo ansimando e sudando come un ghiacciolo d'estate mentre cercavo di controllare il mio respiro e realizzare quello che avevo visto davanti l 'ingresso del tempio.I ricordi erano vaghi , avevo visto una scritta ma non ero riuscito a codificarla.Dovevo trovare il coraggio, ero di fronte al più grande dei misteri. E dire che all'inizio del sogno non sapevo neppure della sua esistenza.Chi se lo poteva solo immaginare di trovare un tempio dentro di se e di quelle dimensioni , dovevo entrare non potevo lasciare senza soluzione questo mio insolito sogno. Ripresi la strada per l'ingresso innumerevoli volte , ogni volta scoprivo qualcosa di nuovo e irrimediabilmente tornavo indietro . La cornice della porta era formata da una fila di teschi dorati con il ghigno ridente e da quello che avevo capito per entrare era necessario pronunciare quelle parole che però mi lasciavano senza fiato al solo pensarle, avevo paura di quello che potevo conoscere e quella frase d'entrata non lasciava scampo.
LASCIA FUORI OGNI COSA QUI SI ENTRA PER MORIRE E SI ESCE CON UN NUOVO VOLTO.
Capirete bene che non era facile passare oltre e che nel momento avrei voluto svegliarmi e dimenticare quel sogno che vibrava come una possibilità unica di scoprire qualcosa di nuovo che potesse cambiare la prospettiva della mia vita cosi ordinaria. La parte finale della frase mi stimolava molto, fino allora non ero molto contento di quello che ero , l'idea di avere un nuovo volto e dunque una nuova vita mi galvanizzava a tal punto che decisi , anche con una buona dose di follia di pronunciare quelle parole magiche e vedere al di la della porta nera.
Mi spogliai dietro l'albero e corsi come un folle davanti la porta del tempio silenzioso e per un attimo indugiai , il cuore ricominciava a battere vertiginosamente e mille dubbi si affollavano nella mia mente " se fossi morto veramente?"
Dovevo rischiare, mi sarei pentito per tutta la vita se non avessi aperto quella rischiosa porta .
Sebbene il panico mi scuotesse tutte le cellule, riuscii con fatica sovrumana a ripetere quella sequenza di parole . Dopo qualche secondo la porta si aprì accompagnata dal classico rumore di una porta vecchia ed usata poco.
Non sentivo più il mio cuore battere e la luce che c'era dentro il tempio illuminava tutta quella notte interiore di un oro molto chiaro quasi irreale.Era come se il mio corpo non avesse più limiti e ovunque guardassi vedessi solo me come fossi questa luminosità indistinta. Io ero attonito e profondamente meravigliato a guardare questa luce calda e in un certo qual modo familiare, ma l'esperienza non fini cosi. Ad un certo punto sentii una voce che sembrava venisse da lontano dirmi che l'esperienza non era finita e che per cambiare volto cioè immagine di me dovevo assaggiare questa luce e cercare di ricordarla nei giorni a venire .Io non capivo cosa volesse dire assaggiare.Non sapevo come farlo , era inimmaginabile. La luce si rapprese all'incirca all'altezza del coccige e la vidi salire con determinata velocità accompagnata da un sibilo di rettile che mi manteneva stranamente immobile ad osservare la visione incredulo. Sembrava una stella cometa che mi attraversava il corridoio vuoto della spina dorsale; non sapevo come sarebbe stato morire e se mai sarei rinato.All'improvviso senza avvisare si fermò nel cuore lasciando una impronta del suo bacio scioccante di insolita mortale dolcezza e un abbaglio indimenticabile sulla retina e sulla memoria del sogno
in quel momento
Mi svegliai tutto sudato in un sussulto simile ad un orgasmo inatteso, con il ricordo vivido del sogno assurdo di cui ero stato spettatore o meglio osservatore. Con un balzo felino mi alzai dal letto e volli vedermi allo specchio."desidero incontrare il mio nuovo volto ah ah " prendendomi un po in giro - mi dicevo nel breve tragitto per arrivare allo specchio a forma di foglia di canapa , mi misi davanti a cercarmi e non mi trovavo più. A questo punto mi diedi una scrollata e un pizzico al braccio per costatare che non stessi ancora sognando , ma non era cosi !
Ero veramente pre- morto e appena mi ridestai da tale impressionante ed impossibile scoperta comincia a rivivere i vecchi sogni di gioventù, e cominciai alla rinfusa in tutti i miei ricordi
LASCIA FUORI OGNI COSA QUI SI ENTRA PER MORIRE E SI ESCE CON UN NUOVO VOLTO.
Capirete bene che non era facile passare oltre e che nel momento avrei voluto svegliarmi e dimenticare quel sogno che vibrava come una possibilità unica di scoprire qualcosa di nuovo che potesse cambiare la prospettiva della mia vita cosi ordinaria. La parte finale della frase mi stimolava molto, fino allora non ero molto contento di quello che ero , l'idea di avere un nuovo volto e dunque una nuova vita mi galvanizzava a tal punto che decisi , anche con una buona dose di follia di pronunciare quelle parole magiche e vedere al di la della porta nera.
Mi spogliai dietro l'albero e corsi come un folle davanti la porta del tempio silenzioso e per un attimo indugiai , il cuore ricominciava a battere vertiginosamente e mille dubbi si affollavano nella mia mente " se fossi morto veramente?"
Dovevo rischiare, mi sarei pentito per tutta la vita se non avessi aperto quella rischiosa porta .
Sebbene il panico mi scuotesse tutte le cellule, riuscii con fatica sovrumana a ripetere quella sequenza di parole . Dopo qualche secondo la porta si aprì accompagnata dal classico rumore di una porta vecchia ed usata poco.
Non sentivo più il mio cuore battere e la luce che c'era dentro il tempio illuminava tutta quella notte interiore di un oro molto chiaro quasi irreale.Era come se il mio corpo non avesse più limiti e ovunque guardassi vedessi solo me come fossi questa luminosità indistinta. Io ero attonito e profondamente meravigliato a guardare questa luce calda e in un certo qual modo familiare, ma l'esperienza non fini cosi. Ad un certo punto sentii una voce che sembrava venisse da lontano dirmi che l'esperienza non era finita e che per cambiare volto cioè immagine di me dovevo assaggiare questa luce e cercare di ricordarla nei giorni a venire .Io non capivo cosa volesse dire assaggiare.Non sapevo come farlo , era inimmaginabile. La luce si rapprese all'incirca all'altezza del coccige e la vidi salire con determinata velocità accompagnata da un sibilo di rettile che mi manteneva stranamente immobile ad osservare la visione incredulo. Sembrava una stella cometa che mi attraversava il corridoio vuoto della spina dorsale; non sapevo come sarebbe stato morire e se mai sarei rinato.All'improvviso senza avvisare si fermò nel cuore lasciando una impronta del suo bacio scioccante di insolita mortale dolcezza e un abbaglio indimenticabile sulla retina e sulla memoria del sogno
in quel momento
Mi svegliai tutto sudato in un sussulto simile ad un orgasmo inatteso, con il ricordo vivido del sogno assurdo di cui ero stato spettatore o meglio osservatore. Con un balzo felino mi alzai dal letto e volli vedermi allo specchio."desidero incontrare il mio nuovo volto ah ah " prendendomi un po in giro - mi dicevo nel breve tragitto per arrivare allo specchio a forma di foglia di canapa , mi misi davanti a cercarmi e non mi trovavo più. A questo punto mi diedi una scrollata e un pizzico al braccio per costatare che non stessi ancora sognando , ma non era cosi !
Ero veramente pre- morto e appena mi ridestai da tale impressionante ed impossibile scoperta comincia a rivivere i vecchi sogni di gioventù, e cominciai alla rinfusa in tutti i miei ricordi
Guardando il mio candido libretto del lavoro a chiunque verrebbe la curiosità di domandarmi cosa avessi fatto fino allora.Fino a i miei trent'anni potevo sempre avere la scusa che stavo studiando che ero andato fuoricorso per motivi di famiglia e che stavo compilando la mia tesi aiutando in casa , cosa che non è mai avvenuta peraltro .Si è vero avevo dato tutti gli esami anche se gli ultimi 5 li avevo studiati in bagno sopra il water e li avevo sputati fuori tappandomi il naso dalla nausea di scontrarmi con un altro"ciclope" del sapere. Quasi ogni volta che andavo sotto torchio dovevo duellare con un enorme & occhialuto ego pieno di nozioni che non servivano quasi a niente . Faticavo tantissimo ed ero addirittura arrivato al doping pur di non sentire il peso di quei eterni 20 minuti. Quando sapevo che stava per arrivare il mio turno andavo in bagno per l'ultima volta mi chiudevo dentro al primo cesso vuoto estraevo la mia inseparabile pipa di marmo la caricavo con dell'erba ottima e facevo un unico lungo ed interminabile tiro tenendolo dentro il più possibile . Comunque la cosa migliore era avere l'esame il primo pomeriggio. Di solito per quasi tutti gli esami pomeridiani, ci ritrovavamo in mensa io ed i miei pazzi colleghi di corso a mangiare qualcosa ed a scolarci l'intera spina di birra .Ci divertivamo a fare gli esami totalmente stravolti facendo finta di essere lucidissimi . Eravamo un piccolo gruppo di idioti a cui non interessava niente di niente. Studiavamo per non andare a lavorare ed eravamo alieni e sconnessi e del tutto disillusi dalla vita noiosa che c'era fuori ; Ci aggrappavamo a quei giorni spensierati con tutto l'entusiasmo che trovavamo consci che sarebbe finito tutto prima o poi . Erano gli anni '90 l'era del grunge e della disperazione e della scomparsa di tutti i valori . Dovevamo guadagnare essere produttivi ed efficienti .Lo slogan era " guadagna che ti passa" .Anche i filosofi potevano entrare negli affari e nel marketing . Le ditte alla fine dei corsi aspettavano i nostri curriculum e le nostre referenze insieme con quelle dei dottori in economia e commercio.Noi che eravamo gli eredi di Socrate e Platone!! Ci sentivamo schiacciati come fossimo le solite vittime generazionali , saremo rientrati anche noi alla fine deglutiti dal mostro della necessità . Non ne parlavamo molto spesso ma nella nostra solitudine ancora adesso sono convinto che ognuno si preoccupasse per il dopo . Eravamo nati per cambiare il mondo e sentivamo che il mondo era un 'ombra pressante che ci OBBLIGAVA a partecipare senza chiederci molto. Di mandare giù ogni giornata come un boccone amaro. Quasi ogni giorno ci riunivamo da qualche parte per fare casino e molto spesso ci ritrovavamo in stati indicibili ad urlare i pezzi dei Nirvana con la stessa voce disperata. Mi ricorderò sempre il pomeriggio che per tutti i tg davano la notizia del suicidio di Kurt Cobain , eravamo affranti e tristi , ma avevamo capito quel gesto fin troppo bene.
Da quel giorno avevamo cambiato musica, noi tutti amavamo fin troppo la vita., il suicidio non era richiesto . Avevamo aumentato l'uso dei bong e preferito cantare l'utopia di Bob Marley che i testi di Kurt.
continua .........
Da quel giorno avevamo cambiato musica, noi tutti amavamo fin troppo la vita., il suicidio non era richiesto . Avevamo aumentato l'uso dei bong e preferito cantare l'utopia di Bob Marley che i testi di Kurt.
continua .........
Ci sono una miriade di storie molto significative di quell' incredibile periodo. Cosi tante che non saprei neanche da dove cominciare. Era bello fare parte di quel gruppo di sconvolti e passare il tempo ad organizzare follie dal lunedi al lunedi !! Non ci arrendevamo mai e trovavamo sempre modi assurdi per procurarci i nostri "additivi" e le nostre bottiglie. Non eravamo ricchi ma eravamo temerari in modo assurdo convinti che il mondo fosse anche nostro e per questo nessun senso della morale / nessun senso di colpa . La scena si svolge a padova a casa di Matteo dopo un pomeriggio passato a mangiare biscotti all'hascisc e bere te marocchino non sapevamo come organizzare una festicciola anche quella sera. Ricordo che eravamo entrati in uno stato di trance un po delusi di non avere mezzi a sufficienza per comprare alcunchè di significativo. Ad un certo punto Matteo squarciò il silenzio di quella mansarda calda ed accogliente di legno con uno dei suoi soliti enormi rutti quasi per richiamare la mia attenzione e disse con tono sicuro " Pice mi è venuta un idea " lo disse sgranando i suoi due occhi che sembravano vivi come quelli di un topolino, io trasalii " dimmi pure sai che sono disposto a tutto pur di fare di un po casino". Non disse altro e si alzò di scatto dalla sedia per un attimo traballò e poi si diresse come un razzo nella sua camera da letto. Io lo lascia fare e restai seduto a fissare narcoticamente il vuoto di quel pomeriggio, sentivo i cassetti dell'armadio aprirsi e chiudersi seccamente più volte. Passarono parecchi minuti e mi stavo immaginando di tutto e stavo per avere una crisi di curiosità ma non feci in tempo a muovermi che me lo ritrovai davanti a me completamente cambiato ! " Cosa ne pensi , come sto? " mi domandò con la sua solita faccia da culo, io li per li non capivo e risposi che non mi pareva il caso visto l'abbondanza di biscotti digeriti di giocare a tennis , "magari ping pong" risposi non avendo capito le sue intenzioni reali, c'è meno da correre !! Alla mia strana risposta lui sorrise con malizia e aggiunse "non stai capendo un cazzo amico mio , vieni con me ". Lui mi alzò dalla sedia tirandomi per una manica e mi portò in camera da letto .Aveva già preparato anche il mio costume , era tutto disposto nel suo letto. "Ecco quà" disse "cambiati ed andiamo !". Cosi feci e in fretta mi ritrovai vestito come un tennista di provincia appena uscito dal SERT . Eravamo entrambi in bianco , lui adidas ed io tacchini con tanto di borsa sportiva e racchetta . Il completo che portavo io era di suo padre ed era abbastanza datato; io ci stavo dentro due volte ma lui riuscì ad adattarlo a me con spille da balia ed elastici nascosti. Poi mentre stavamo nel corridoio dell'appartamento per dirigerci fuori Matteo con fare serafico ed esperto mi illustrò il piano. La strategia era semplice, entrare nel market meno controllato che conoscevamo e recitare la parte dei tennisti sudaticci che erano li per acquistare due bottiglie di integratori salini per sportivi, le più economiche chiaramente ; studiare la situazione e mettere dentro le borse sportive più cose possibili dando la precedenza ad alcolici formaggi e salumi di ogni sorta . Lo facemmo con la nostra solita sicurezza ed esperienza , io in un reparto e lui in un altro.La scena durò pochi minuti e cercammo di dare meno sospetti possibili, il personale da eludere era poco e noi eravamo tutto occhi e concentrazione. Dopo aver riempito le capienti borse di ogni ben di Dio a distanza ci facemmo il nostro segno d'accordo che significava di avvicinarsi alla cassa con le nostre due bottiglie di acqua e sale e cosi facemmo.Matteo non era un bellissimo uomo, aveva la tipica faccia del bravo ragazzo di buona famiglia ma le donne si attaccavano a lui con estrema facilità e ci sapeva proprio fare. Dunque arrivati alla cassa come al solito lui scoccò il suo più incantevole dei sorrisi e cominciò subito a fare il simpatico con la cassiera di turno. Lei ci cascò subito e dopo una sequenza di scambi di sorrisi ebeti ci ritrovammo fuori con le borse sicuramente più pesanti ed un'altra serata folle da progettare . Erano le cinque di pomeriggio e l' oscurità stava per prendere il posto della luce in quella sera d'ottobre, cominciammo subito a chiamare il resto della compagnia più folle che il destino aveva unito, ci sarebbe stata un'altra leggendaria festa .Eravamo al settimo cielo.
Arriviamo a questa benedetta festa d'autunno !! Dopo essere stati a far "compere " nel grandissimo supermercato di DIO e dopo aver confrontato il bottino ancora vestiti da Bjorn Borg & Mc enroe ; io e il mio proverbiale amico playboy ci siamo divisi per adornarci per la festa che stava per venire. Ero cosi cotto da quei biscotti "magici"che una doccia tiepida mi avrebbe ridato tono e magari lucidità per affrontare l' ennesima devastante reunion . Mi ero sistemato a dovere, al tempo il mio look non era molto diverso da quello attuale. Forse ero più curato ma i tempi erano diversi, credevo ancora che dovevo farmi accettare dagli altri ed indossare i miei vestiti "maledetti" era un modo per attirarli a me , rendermi interessante ! Adesso ho perso questo vizio, mi vesto di decadenza, amo le magliette sbiadite con le scritte quasi illeggibili ed i jeans che sembrano essere stati raccolti nel cassonetto della Caritas . E qualche volta pure lo faccio!! Portavo la mia maglietta rimbaudiana preferita, mi sarei inventato qualcosa per intrattenere un po quel branco di smidollati. Suonò il telefono mentre stavo decidendo di prendere la mia sgangherata auto che non valeva più di 200 euro " pronto" dissi io, rispose una voce che non riconoscevo quasi alterata " son Mar" non riuscivo a capire inizialmente poi la linea trovò un momento di lucidità (beata lei!) e sentii " sono Marco " ! "Cazzo" era ritornato per l'occasione pensai e di getto " come stai amico dimmi che sei nelle vicinanze ! e che stasera non hai un cazzo da fare ? Mi spiegò che era dai suoi per tutta la settimana e che era abbastanza libero da impegni e da studi vari. Ci mettemmo d'accordo che sarei passato a prenderlo in mezz'ora, mi raccontò alla fine della telefonata che ci aveva portato una sorpresa " da far assaggiare " e che sarebbe stata perfetta per quella serata che ancora non sapevo che sarebbe passata alla storia e nella memoria di tutti noi.Inforcai la porta e montai in quella sottospecie di macchina rosso scolorita per la prima volta si accese al primo colpo. Attraversai il paese in un baleno guidando alla Niki Lauda prima del suo scottante incidente da tanto ero invasato per l' occasione. Ero felice di rivederlo ormai erano passati 3 mesi dall'ultima volta . Le nostre frequentazioni erano diminuite drasticamente da quando lui aveva cambiato università ed aveva trovato casa in campagna con la sua ragazza di allora, nelle colline intorno ad Urbino. Ecco stavo rallentando, già vedevo a distanza la casa gialla che era la parte centrale di un complesso di villette a schiera.Marco mi stava aspettando fuori come il solito. Lui detestava stare in famiglia e quando ritornava a casa con una scusa era sempre fuori dalla porta , in questo eravamo identici . Quando eravamo più giovani molto spesso organizzavamo insieme dei finti trekking in inoltrata campagna o in montagna pur di allontanarci per un po di casa.Passavamo intere giornate a giocare a carte ed a fumare. Quando lo chiamai lui era girato "hey giovane" gli intimai , imitando una fantomatica voce da sbirro , lui fece un salto visto che in precedenza aveva avuto dei piccoli problemi con la "cosiddetta legge".Gli avevano ritirato la patente per 6 mesi per una semplice canna !! Che fascisti! Mi rispose dopo una lunga pausa in cui accentuò un lungo&profondo respiro di sollievo. Notai che aveva una "tromba" nascosta all'interno della mano e forse per questo sobbalzò precedentemente. Subito mi guardò con faccia severa ma poi come al suo solito mi abbracciò vedendomi sorridere come un clown dicendomi, " ciao sottospecie di disgrazia rimbaudiana come butta?" io risposi " sebbene è assodato che dimoriamo all'inferno ho abbastanza erba per limitare le ustioni !" .Eravamo veramente felici di vederci , la distanza sia di tempo che di spazio non cambiava il nostro legame che ormai era saldo e pluridecennale. Ci sorridemmo a lungo come due stupidi spinelloni e montammo in macchina diretti al meeting con il resto della compagnia .Appena salì si impossessò dello stereo e disse " adesso mio caro amico ti faccio ascoltare un vero e proprio capolavoro , io tacqui ed acconsentii seraficamente. Mi fidavo delle sue intuizioni musicali come lui delle mie. Sentenziò da grande dj intergalattico con voce altisonante & altezzosa " Smashing Pumpkins gruppo" ( pausa) " album Siamese Dreams" ( rullo di tamburo simulato ) " first song :Cherub rock , il rock degli angeli !"...la canzone cominciò con un vero& proprio tamburo mentre il mio vecchio amico riaccese il joint che si era spento nella sua mano dicendomi con voce vellutata quasi per imitare il cantante "questa è la sorpresa, tu sei stato prescelto per il primo assaggio" / che feci senza tanti complimenti ed aspirai per due volte un fumo denso e dal gusto aromatico che mi riempiva tutta la bocca, deliziandola di toni fruttati ed esotici . Dopo qualche secondo , tutto cambiò e con le mani ancora sul volante ebbi una tale modificazione di coscienza che per un attimo pensai di fermarmi ad un lato della strada. "Wow cazzo amico" sbottai "che roba è questa?". Per fortuna avevo fatto solo due tiri ma era stato come salire in una giostra multidimensionale. Mi aveva soprattutto preso gli occhi e le luci del paesaggio tutt'intorno sembravano più fluide e più colorate ; la mia mente era stranamente assente ed avevo delle chiare allucinazioni visive che riuscivo a dosare e controllare a malapena. Sentivo la voce di Marco come fosse lontana come se non fossimo nello stesso posto, che mi stava spiegando la particolarità di questo suo portentoso hashish che si chiamava Manali.. Mi fece presente che non era il solito Manali che già è un tipo di fumo molto forte, ma che era stato prodotto con resine di piante fortemente psicoattive e allucinogene. Era veramente piacevole sentirlo parlare di queste cose sembrava di stare ad una conferenza con un autorevole ed esperto sommelier del fumo. Da quel che avevo capito glielo aveva procurato un suo amico d'università che era appena stato in India, che lo aveva preparato personalmente ed era riuscito ad imboscarsene un etto dentro il deretano. Aggiunse che quello era il frutto di un credito per dei lavori che aveva fatto per lui. Aprì la scatolina per farmelo annusare, e ridendo come un folle mi disse " questo mi durerà tutta la settimana anche se dovrò condividerlo con tutti voi , ne serve pochissimo e mi aiuterà a salvarmi dalla mia famiglia e dalla noia di questo paese bigotto". Come non capire, io non sapevo più dove scappare o meglio non perdevo occasione alcuna di trovarmi in altri lidi. Tra una chiacchera e l'altra ci trovammo nelle vicinanze della casa di campagna di Francesco. Non facemmo tempo a fermarci nel capiente guardino sfiorito avvolto dall'oscurità della sera, che il resto della " ciurma " ci venne incontro chiassosamente con i bicchieri di vino in mano e scherzando come il solito. Si vedeva che avevano già tracannato un bel po di vino aspettandoci . Smontammo dalla macchina felici di trovarci li e dopo una decina di minuti di effusioni, abbracci&baci vari . Ci dirigemmo tutti allegramente verso la grande taverna in cui c'era ad accoglierci un grazioso camino acceso e pulsante di calore d'altri tempi. La tavola era già pronta e sopra la tipica tovaglia a scacchi bianchi&rossi c'era di tutto e di più. Oltre a tutto quello che avevamo preso il pomeriggio, c'erano torte salate, tramezzini e ben due spacecake fatte sicuramente da Giorgio, il suo stile era inconfondibile. Eravamo una decina , eravamo tutti pazzi! Desiderosi di scambiarci notizie sulle nostre rispettive situazioni scolastiche e non, sulle nostre avventure amorose, sui nostri esperimenti sessuali e con le sostanze psicadeliche. Ognuno di noi era interessato ad aspetti diversi della realtà. Quello che ci univa veramente era che ognuno di noi stava compiendo una ricerca personale in vari e differenti ambiti ma con lo stesso scopo.. Ci confrontavamo come fossimo degli "scienziati della realtà" alla ricerca di una pozione contro l'infelicità che a quanto pareva colpiva tutta l'umanità. All'inizio del delirante banchetto decidemmo all'unisono di fare il brindisi di inizio danze con un flut di prosecco pieno di infinite bollicine. Eravamo un gruppo misto in prevalenza maschile ma tra noi non c'era ne sessismo ne galanteria. "Sù ragazzi " sbottò dal fondo della lunga tavola Francesco che a quanto pare aveva una fame da lupo "avvicinate i piatti , riempiamo un po il nostro stomaco prima di provare il nuovo "soma" che ha trovato Marco, quello che ci condurrà a capire l'assoluto aggiunse con fare saggio& folle allo stesso tempo . In quell ' istante Marco dal lato destro del tavolo scoccò un sorriso onnicomprensivo forse presagendo che quell'esperienza avrebbe dato nuovi stimoli a tutti noi. Ci limitammo molto a bere vino per accedere all'esperienza più integri&puliti possibile. Verso le undici avevamo finito il banchetto e decidemmo di prendere il Manali verso mezzanotte . Cosi cominciammo a suonare ed a cantare tutti insieme come il solito. Franco era molto bravo alla chitarra e la sua scaletta era sempre galvanizzante. Cantammo da De Andrè ai Beatles, passando per Ustamò, CSI & Cure . Osservavo compiaciuto la scena, guardavo le facce dei miei amici intorno al tavolo erano tutti divertiti e sorridenti , provavo una gioia immensa tanto che avrei voluto fermare il tempo e stare in quel quadretto per sempre. Prima di mezzanotte mi impossessai della scena e cominciai a bestemmiare i miei versi preferiti. Tutti mi lasciavano fare. Tra di noi ognuno poteva esprimersi come meglio credeva e dagli altri veniva favorito e compreso. Facevamo quello che non avevano fatto i nostri tristi e repressivi "educatori". Noi avevamo capito al rovescio cioè quello che non bisognava fare ne essere. Eravamo aperti, libertari , generosi e anarchici, non per ideologia. Intanto nella parte piu scura della taverna Marco tra un ritornello e l'altro preparava tre o forse quattro sigarette truccate da far girare in cerchio. Lui un po si divertiva a fare lo "sciamano" erborista o meglio intruglionista del gruppo. Noi tutti eravamo abituati per cui non credevamo nella staordinarietà del viaggio che avremmo fatto in seguito o non lo pensavamo cosi dissimile dalla solita fumata di sempre. Niente di più sbagliato!! Infatti Marco ce lo ridisse più volte di andarci piano. Nella sua ouverture lo confermò parecchie volte puntandomi il dito e affermando con sicurezza " Tu lo sai amico ? " con una risatina finale. Dal canto mio non volevo sfigurare e rispondevo a tutto tono dicendogli che la giornata era stata già pesante per me e che probabilmente visto che non mangiavo da tempo avevo avuto un calo di pressione mostrandogli platealmente la lingua. Avevamo deciso insieme che pure le torte oltre che al vino le avremmo tenute per i prossimi giorni. Adesso a parere di Marco dovevamo addentrarci nella caleidoscopica dimensione del Manali più allucinante del creato. Avevamo deciso di stare insieme quella notte. I genitori di Francesco erano all'estero e succedeva spesso ed ogni volta noi facevamo feste da sogno. Era giunta la mezzanotte, un campanile non lontano ce lo comunicò con dodici rintocchi. Cosi senza neppure dircelo cominciammo a sparecchiare e riordinare velocemente. C'era poi chi si preoccupava di trovare la musica giusta e l'atmosfera delle luci più adatta all'evento. Marco non disse più nulla, era chiaro che lui conosceva già tutto. Accese tutte e quattro le canne e lo fece dicendo a tutti con fare sardonico " buona fortuna ragazzi ci vediamo all'alba o meglio ci ritroviamo all'alba, qui sempre nello stesso angolo" a quel punto rise ma lo fece per rassicurarci. Sembrava di essere degli astronauti della coscienza che stavano partendo con un missile di fumo. Effettivamente questa era la sensazione ogni volta che provavamo in gruppo qualche sostanza naturale nuova la nostra era una vera sperimentazione da psiconauti, eravamo complici oltre che amici , (qualcuno a volte diventava pure amante) se qualcuno non reggeva e andava in panico veniva subito aiutato a riprendere il controllo. Fumammo tutti con attenzione all' inizio ma inesorabilmente finimmo tutte le "sigarette" ed in pochi secondi davanti ad i nostri occhi si aprì un mondo completamente nuovo, inesplorato. La percezione che avevo avuto in macchina era veramente poca cosa al confronto. All'inizio provai quasi fastidio per quella istantanea sensazione di estrema felicità e quasi mi sentivo soffocare da questo impeto d'estasi che veniva dal profondo del cuore. Poi tutto si affievolì e l'esperienza rivelò in tutto il suo splendore, l'aspetto più luminoso che arricchiva l'anima di impressioni di pace & armonia. Lo vedevo pure negli sguardi da Buddha dei miei compagni di viaggio. Avevano delle espressioni cosi dolci sui loro volti familiari che sembravamo dei bambini rinati. Era chiaro che tutti noi eravamo nella tranquilla percezione dell'anima. che ama tutto indistintamente perchè si rivede in ogni cosa. Era come abitare in un bellissimo arcobaleno di perfezione. Il paradiso è incastrato nelle pieghe dell'inferno.Avevamo oltrepassato l'inganno, eravamo in un perfetto stato di non- mente. Immobili, estatici e consapevoli di essere solo un mistico sentimento in un gioco perenne di forme che non morivano mai. In certi momenti mi pareva di non esistere più, di essere un cielo limpido che osserva imperturbabile. Passavamo da momenti di profondo ed introverso piacere semi-orgasmico e sospiroso, a momenti di condivisione in cui noi senza alcuna inibizione ci baciavamo e ci toccavamo con profonda compassione. Questo durò in maniera più o meno intensamente per 4 ore a fasi alternate. Per tutta l'esperienza avevamo pronunciato pochissime parole, lo stupore era l'emozione predominante. Era la seconda volta che provavo del THC che dava effetti fortemente allucinogeni. La prima volta era stato al concerto dei DEAD CAN DANCE uno dei miei gruppi preferiti , avevamo fumato nel viaggio d'andata un paio di joint dell'erba veramente allucinante prodotta da Corrado, un caro amico di cui ho perso le tracce. Era stata una magica esperienza di colori e suoni, di poesia e matematica. A volte penso di essermelo sognato. Lo vorrei ripetere! SE QUALCUNO VIENE CON DUE BIGLIETTI, IO TROVO L'ERBA GIUSTA, CHIAMA !!
Le prime luci blu del crepuscolo entrarono dall'enorme finestra della taverna, il fuoco si stava spegnendo nel camino, i tizzoni arancioni attiravano le mie pupille dilatate, anche l'effetto del Manali stava terminando. Alcuni di noi già dormivano nei posti e nelle posture più assurde. Io ero molto soddisfatto dell'esperienza e credo anche i miei compagni da come mi guardavano. Avevamo ancora negli occhi quella vertigine di luci&paesaggi dionisiaci e nel cuore quella sottile carezza che arriva solo a mente sgombra. Mentre pensavo questo, Marco si svegliò dal suo torpore ed era l'unico sveglio ormai. Quando mi vide meditabondo ma sveglio sembrava felice e mi chiamò. Io mi avvicinai e lui mi sussurrò ad un orecchio " Albi facciamo una follia??" era una domanda affermativa, lui sapeva esattamente che non avrei mai detto "no"come lui non lo aveva mai fatto con me. Eravamo l'ala eccessiva del gruppo. Mi prese per mano e senza dire una parola si vestì, prese le sue cose , la mia giacca e mi spinse gentilmente verso l'uscita. Avevamo deciso di fumarne un altro prima di andare a letto insieme nel giardino davanti al finto stagno che pullulava di vita visto che era pieno di pesci rossi&neri di varie dimensioni. Faceva parte del nostro bagaglio culturale, era un nostro rito quello di aspettare l 'alba per poi precipitarci a letto e svegliarsi il pomeriggio seguente senza un bel niente da fare. " Devi vedere il sole nascere, strafatto di questo Manali " mi disse serio e perentorio " lui ti dirà tutto" continuò con fare esoterico. Io lo seguii anche quella volta, fumai la mia metà con devozione mista ad avidità e posai il mio sguardo lontano alla ricerca dei primi incantevoli raggi viola del sole. Intanto le vertigini dell'ebrezza ritornarono tutte insieme in un unico istante. Percepivo nuvole colorate comparire e dissolversi nella mia retina, come fuochi d'artificio. Ero "fuori "come le quattro ore prima con la differenza che adesso la mia anima aveva più spazio per vagare e per disegnare i suoi sogni. Adesso le parole di Marco non mi sembravano più molto strane dato che avevo l'impressione che tutto mi parlasse anche i pesci nello stagno. Aspettavo il sole con fiducia incrollabile. Ammiravo il sorriso genuino del mio amico e mi deliziavo al canto di gioia degli uccelli che mi riportavano sempre più nel momento presente, la grande soglia. Il sole stava per spuntare all'orizzonte , sentivo di essere in comunione con tutto ed ero molto emozionato. A tratti vedevo persino gli alberi respirare e l'aura intorno alle cose con evidenza da veggente. Sentii la mano di Marco cercare la mia, la strinsi con calore e partecipazione . Intanto il sole fece vedere la sua faccia e l'oro dei suoi raggi mi colpì nel profondo procurandomi un delicato orgasmo. A quel punto sentii chiaramente che il silenzio faceva il rumore dei pianeti ed entrava nel mio vuoto in maniera quasi fastidiosa mentre il sole in tutto il suo splendore catturava sempre più la mia attenzione. Ero avvolto dalla luce & dal calore di quel Dio del fuoco come se fossi molto vicino ma non potessi ustionarmi e percepii la sua imperitura voce maschile tuonarmi dentro dicendomi ......
" LA TUA ALBA E' MOLTO VICINA " ; poi a forza di fissare quella luce mattutina senza occhiali fui costretto a girarmi verso Marco che mi accolse con una risata folle. Io non ci credevo ancora ma lui scuoteva la testa affermativamente e mi disse " hai sentito amico mio?". Stavo ancora razionalizzando quella insolita esperienza sentivo quelle parole scavarmi dentro. Abbracciai il mio insostituibile amico , lo presi sotto braccio e gli dissi con tono fintamente serio " andiamo a letto pagano ! domani mi devo svegliare lucido".
"Ho un nuovo metodo tantrico da provare se voglio arrivare al mio orizzonte ed illuminare la vita di questa umanità senza fanali".
Tutto iniziò quel pomeriggio chiaro di luglio. Eravamo in pasticceria in perenne fame chimica a ingolfarci di cioccolata con la panna e bignè alla crema quando squillò il telefono con fare trionfante al ritmo di U2. al terzo " Sunday bloody sunday " risposi e capii dalla prima sillaba che era un mio caro amico di Padova soprannominato Tari. Tari era un vecchio amico che frequentavo molto al tempo delle superiori, andavo spesso a casa sua a fingere di fare i compiti ed era un vero spasso intrattenersi a cena visto che mi ero leggermente innamorato della sua simpaticissima madre anche se era quasi dichiarato che per le mie azioni del cuore preferissi gli uomini pelosi come scimpanzè. " Nel frattempo anche il mio "compagno di pasticcini " Claudio si era ridestato dalla sua meditazione al cacao e compiaciuto e un po stranito osservava la nostra conversazione, presagendo o forse sperando in un cambiamento del programma per l'ovvietà del pomeriggio. "Tutto bene vecchio mio" tuonò la sua baritonante voce con sorpresa nel mio orecchio, dico sorpresa perchè credevo che Tari fosse ancora in viaggio nello sconfinato territorio messicano in cerca di avventure sciamaniche alla Castaneda. Da autentico psiconauta gironzolante qual'era lo avevamo soprannominato "il vagabondo del dharma delle sostanze psichedeliche" per le sue ricerche mistiche ed affascinanti in altre terre, culture lontane e soprattutto in altre flore psicoattive. Difatti mi spiegò che era appena tornato e moriva dalla voglia di condividere con noi la sua entusiasmante esperienza di viaggio e chiaramente tutte le cosette molto interessanti che era riuscito a nascondersi addosso o dentro. Era più bravo di Lupin terzo ad eludere i controlli negli aeroporti ed a fare fessi gli sbirri di mezzo mondo. Nella fase finale della telefonata mi parlò che aveva ancora alcuni giorni liberi e mi propose di accompagnarlo in un piccolo viaggio. Ci mettemmo d'accordo di vederci nella serata a Padova nel suo appartamento occupato per discuterne & fare baldoria. Quando misi giù il telefono io e Claudio eravamo veramente felici che il treno del pomeriggio fosse deragliato in qualcosa di inaspettato, avevamo con noi tutto il necessario, la nostra riaccesa follia e lo spazzolino di viaggio nella tasca interna del giubbotto. Prendemmo il mio ferro vecchio quasi rosso e nello stesso tempo che inforcavo la strada per Padova il mio amico sceglieva saggiamente la cassetta giusta ovvero la colonna sonora per quel viaggio di 60 chilometri. Scelse un vecchio album dei mitici Sonic Youth che si intonava perfettamente con le grandi strade polverose di luglio, lo smerigliare del sole e la promessa di una nuova avventura ancora da svelare. Non sapevamo cosa ci attendeva ma avremmo fatto in modo di onorare anche questa serata, sapevamo da tempo immemore che la celebrazione in tutte le sue forme già di per se bastava per dare un senso a questa vita. Il ciondolare ritmato di uno Shiva danzante appeso nello specchietto retrovisore mi ricordava sempre più questo sconosciuto vertice di consapevolezza umana.
Con la rincorsa folle dell'ultimo colle ero letteralmente atterrato all'Arcella, la mia macchina sembrava una veloce cimice rosa che saltellava nell'asfalto lucido della notte, che scendeva progressivamente come uno scenario inesorabile alla fine di un dramma. Ci avevo messo più di una 50ina di minuti quasi un intero album "sonico" che ancora ci ronzava nelle orecchie come un eco di un caotico carnevale di metallo. Ero in ritardo perchè avevo allungato la strada preferendo il lento percorso panoramico dei colli all'anonima e monotona strada provinciale. Amavamo farci suggestionare dalle luci colorate in lontananza e dall' esotica haze al profumo di mango in una vera & propria vertigine dell'anima come una nostalgica ed oscura voglia di infinito. Intanto, osservato dallo sguardo cinicamente sfatto di Claudio, passai l'ultimo semaforo e dunque l'ultimo incrocio che ci separavano dalla bizzarra casa "occupata" di Tari. Nell'ultimo tratto del viaggio, visto la crescente fame e la stanchezza di guidare col buio, mi veniva quasi naturale di immaginare insistentemente che ci fosse all'arrivo un posto facile per parcheggiare la mia sgangherata Seat senza perdere troppo tempo nella ricerca, senza fare troppa strada a piedi. Avevo partecipato recentemente ad un corso sull'uso del pensiero creativo o attrattivo e lo stavo applicando su tutto, senza limiti. Parcheggiai in un guizzo proprio davanti al cancello rosso&nero del palazzo e in men che non si dica ci siamo ritrovati ad affondare l'indice nel bottone con scritto Tari & Co. Nell'istante immediatamente successivo sentimmo il click elettrico del portone e attraverso il citofono la familiare voce tuonante del nostro amico invitarci a salire. La casa di Tari si trovava in un quartiere popolare ad ovest ed era il frutto di una lotta recente quasi armata, tra un gruppo di cittadini sfrattati che lottavano per il diritto alla casa e l'amministrazione comunale che ha decine di palazzi chiusi e abbandonati dall'egoismo e dal clientelismo. Si poteva ben dire che quell' appartamento fosse un distaccamento di un centro sociale anch'esso "occupato". Aveva sette camere con un tema differente in ognuna delle stanze. La camera più bella era il soggiorno che sembrava un bar alternativo, in ogni parete c'era un murales gigante, tutti molto elaborati e variopinti che davano un senso di concettuale perfezione. Era veramente un classico quando ci si trovava a Padova ritrovarsi in quei sofà usati a notte inoltrata con le persone più disparate a sfumacchiare collosi fiori verdi, perderdosi nei paesaggi astratti di quei disegni come fossero rebus da risolvere e chiaccherando spesso sulla rivoluzione che sempre più intendevamo come presa di coscienza interiore. In quel periodo avevamo avuto quasi in sincrono ed a distanza una conversione radicale. Dalla politica alternativa filo-anarchica che cercava di manipolare il mondo esterno strutturato dal potere ad un misticismo ribelle sempre esageratamente anarchico ma fondato sul ritrovamento del proprio sè naturale come unico e vero potere possibile. L'estasi.
Appena ci vide spuntare dall'entrata ci mostrò tutti i suoi trecento denti d'avorio e ci allungò una manata sulla schiena ad entrambi, come un abbraccio fraterno. " Ragazzi!! bentornati" ci disse con il suo solito fare plateale ed accattivante da uomo di mondo. "Non vedo l'ora di illustrarvi i miei piani di fine vacanze e di condividere con voi quello che ho portato dal Messico eludendo come il solito tutti i controlli" sottolineò con la sua solita risata da pazzo. " Bene bene, non aspettavamo altro " intonammo io e Claudio quasi all'unisono come due ombre vocali. Anche se ancora non sapevamo niente di preciso sentivamo che si sarebbe creata dal nulla un'altra avventura delirante. Io, Claudio & Tari insieme eravamo come un composto chimico, un'assurda alchimia che tendeva ad esplodere attraendo situazioni ed avventure surreali ed impreviste. A tavola mangiando un delizioso e colorato cous-cous vegetale Tari cominciò ad intratterci in maniera molto piacevole. Lui era proprio come la sua casa, una perfetta riproduzione della sua individualità. Era come un centro sociale che accoglieva tutti, incondizionatamente, senza fare pagare all'ingresso. E' veramente difficile descrivere lo stato d'animo che si provava al suo cospetto. Cominciò ad descriverci la sua ultima esperienza di viaggio in Messico. C'erano anche i suoi coinquilini a mangiare con noi e si tennero per mano per la maggior parte del tempo. Era coppia gay del Congo in perfetto look Rastafari-Giamaica sfuggita dalla persecuzione omofobica della loro cultura dell'età della pietra. Tari anche in quel caso dimostrò di essere dalla parte della vera giustizia e per un bel periodo di tempo gli concesse l'asilo politico nella propria casa.
Ci raccontò con fare estatico dell'incontro dei suoi nuovi amici sciamani del mexcal che aveva casualmente conosciuto su facebook o per altri astrusi canali del web. Ci raccontò di tutto e di più, con un linguaggio ricco, altamente comunicativo, di come lo hanno condotto e seguito in un percorso iniziatico attraverso l'uso trascendentale del peyotl e di altre tecniche per l'induzione alla trance con l' ausilio di antichi tamburi dal suono magico. Ci ha descritto tutti i paesaggi incontrati e ci ha parlato dettagliatamente di tutte le sagge istruzioni suggerite dai suoi "benefattori" con una tale enfasi che vi giuro era come vedere proiettato nello schermo della mente un film di una tale curiosità che a noi sembrava di essere al cinema a vedere un' illuminante documentario sulla dotta e unica cultura sciamanica tradizionale del Messico. Ad un certo punto si bloccò ed il nostro amico Tari in preda ad una eccitazione irresistibile, dicendo che sarebbe tornato presto con i suoi tesori, corse verso la sua camera da letto che era più simile ad un ripostiglio da tanto era sottosopra. Quando ritornò era pieno di pacchettini e confezioni di varia fattura e forma. Aveva portato dal Messico soprattutto pietre di potere dalle forme & colori più svariati e oggetti antichi di uso comune e di guerra trovati con gli sciamani nei territori sacri. Di ogni oggetto ci dava tutte le notizie possibili e reperibili con una matura proprietà di linguaggio che rendeva tutto quello che diceva interessantissimo e pregno di significato. Stavamo tutti cercando al di là di ogni forma culturale possibile, i cardini imprescindibili della Verità validi per ogni uomo della terra, per ogni tempo. Alla fine della presentazione degli oggetti, arrivò alla vera primizia di cui non capivamo subito l'origine esatta . Estrasse tre collane fatte con perle di media grandezza color sabbia con inserti colorati in maniera tribale, con i vivaci colori del centro-america e disse con compiaciuta risolutezza " queste le ho fatte io sotto la guida di una sciamana dagli occhi a dir poco magnetici; prima siamo andati alla ricerca di qualche cactus dalle giuste dimensioni e poi mi ha insegnato l'arte del "gioiello psicoattivo". Cominciò a ridere rumorosamente e a confessare convulsamente che le tre collane erano interamente fatte di mescalina ovvero confezionate con la polpa essiccata ad arte di una decina di succosi peyotl e che gli inserti etnici erano prodotti di spremitura dei petali di alcuni fiori innocui del posto. Riprese a parlare dopo un attimo cercando di mantenersi serio soffocando gli ultimi strascichi di riso, "bastano solo due piccole palline per avere una meravigliosa esperienza di almeno otto ore", sbottò con aria autorevole da vero psiconauta". Con queste tre semplici collane, ragazzi, potremo volare all'altezza dell'aquila ogni tanto almeno fino a natale" sentenziò deciso per finire con la sua relazione del viaggio che gli aveva asciugato la bocca. Noi spettatori eravamo stati gratificati e non solo per il racconto insolito riportato ma anche per l'effetto dell'erba messicana che stavamo fumando nel dopocena ascoltando e immaginando la storia del viaggio di Tari. Era sempre cosi quando ci mettevano insieme, le ore trascorrevano vivaci & pacifiche. Intanto il soggiorno si gremiva sempre di più nel dopocena con amici, vicini di casa vari e animali di tutti i tipi. Gran parte delle cose più strane che mi sono successe in vita le ho vissute all'interno di questo eccentrico posto. Per dirne una nel lontano 198... ritornavamo dalla solita delirante e politossica festa di fine anno strafatti come non mai di buon vino, cibo etnico avvolto dalle spezie e erba a profusione dell'ultimo impavido raccolto idroponico.
Appena ci vide spuntare dall'entrata ci mostrò tutti i suoi trecento denti d'avorio e ci allungò una manata sulla schiena ad entrambi, come un abbraccio fraterno. " Ragazzi!! bentornati" ci disse con il suo solito fare plateale ed accattivante da uomo di mondo. "Non vedo l'ora di illustrarvi i miei piani di fine vacanze e di condividere con voi quello che ho portato dal Messico eludendo come il solito tutti i controlli" sottolineò con la sua solita risata da pazzo. " Bene bene, non aspettavamo altro " intonammo io e Claudio quasi all'unisono come due ombre vocali. Anche se ancora non sapevamo niente di preciso sentivamo che si sarebbe creata dal nulla un'altra avventura delirante. Io, Claudio & Tari insieme eravamo come un composto chimico, un'assurda alchimia che tendeva ad esplodere attraendo situazioni ed avventure surreali ed impreviste. A tavola mangiando un delizioso e colorato cous-cous vegetale Tari cominciò ad intratterci in maniera molto piacevole. Lui era proprio come la sua casa, una perfetta riproduzione della sua individualità. Era come un centro sociale che accoglieva tutti, incondizionatamente, senza fare pagare all'ingresso. E' veramente difficile descrivere lo stato d'animo che si provava al suo cospetto. Cominciò ad descriverci la sua ultima esperienza di viaggio in Messico. C'erano anche i suoi coinquilini a mangiare con noi e si tennero per mano per la maggior parte del tempo. Era coppia gay del Congo in perfetto look Rastafari-Giamaica sfuggita dalla persecuzione omofobica della loro cultura dell'età della pietra. Tari anche in quel caso dimostrò di essere dalla parte della vera giustizia e per un bel periodo di tempo gli concesse l'asilo politico nella propria casa.
Ci raccontò con fare estatico dell'incontro dei suoi nuovi amici sciamani del mexcal che aveva casualmente conosciuto su facebook o per altri astrusi canali del web. Ci raccontò di tutto e di più, con un linguaggio ricco, altamente comunicativo, di come lo hanno condotto e seguito in un percorso iniziatico attraverso l'uso trascendentale del peyotl e di altre tecniche per l'induzione alla trance con l' ausilio di antichi tamburi dal suono magico. Ci ha descritto tutti i paesaggi incontrati e ci ha parlato dettagliatamente di tutte le sagge istruzioni suggerite dai suoi "benefattori" con una tale enfasi che vi giuro era come vedere proiettato nello schermo della mente un film di una tale curiosità che a noi sembrava di essere al cinema a vedere un' illuminante documentario sulla dotta e unica cultura sciamanica tradizionale del Messico. Ad un certo punto si bloccò ed il nostro amico Tari in preda ad una eccitazione irresistibile, dicendo che sarebbe tornato presto con i suoi tesori, corse verso la sua camera da letto che era più simile ad un ripostiglio da tanto era sottosopra. Quando ritornò era pieno di pacchettini e confezioni di varia fattura e forma. Aveva portato dal Messico soprattutto pietre di potere dalle forme & colori più svariati e oggetti antichi di uso comune e di guerra trovati con gli sciamani nei territori sacri. Di ogni oggetto ci dava tutte le notizie possibili e reperibili con una matura proprietà di linguaggio che rendeva tutto quello che diceva interessantissimo e pregno di significato. Stavamo tutti cercando al di là di ogni forma culturale possibile, i cardini imprescindibili della Verità validi per ogni uomo della terra, per ogni tempo. Alla fine della presentazione degli oggetti, arrivò alla vera primizia di cui non capivamo subito l'origine esatta . Estrasse tre collane fatte con perle di media grandezza color sabbia con inserti colorati in maniera tribale, con i vivaci colori del centro-america e disse con compiaciuta risolutezza " queste le ho fatte io sotto la guida di una sciamana dagli occhi a dir poco magnetici; prima siamo andati alla ricerca di qualche cactus dalle giuste dimensioni e poi mi ha insegnato l'arte del "gioiello psicoattivo". Cominciò a ridere rumorosamente e a confessare convulsamente che le tre collane erano interamente fatte di mescalina ovvero confezionate con la polpa essiccata ad arte di una decina di succosi peyotl e che gli inserti etnici erano prodotti di spremitura dei petali di alcuni fiori innocui del posto. Riprese a parlare dopo un attimo cercando di mantenersi serio soffocando gli ultimi strascichi di riso, "bastano solo due piccole palline per avere una meravigliosa esperienza di almeno otto ore", sbottò con aria autorevole da vero psiconauta". Con queste tre semplici collane, ragazzi, potremo volare all'altezza dell'aquila ogni tanto almeno fino a natale" sentenziò deciso per finire con la sua relazione del viaggio che gli aveva asciugato la bocca. Noi spettatori eravamo stati gratificati e non solo per il racconto insolito riportato ma anche per l'effetto dell'erba messicana che stavamo fumando nel dopocena ascoltando e immaginando la storia del viaggio di Tari. Era sempre cosi quando ci mettevano insieme, le ore trascorrevano vivaci & pacifiche. Intanto il soggiorno si gremiva sempre di più nel dopocena con amici, vicini di casa vari e animali di tutti i tipi. Gran parte delle cose più strane che mi sono successe in vita le ho vissute all'interno di questo eccentrico posto. Per dirne una nel lontano 198... ritornavamo dalla solita delirante e politossica festa di fine anno strafatti come non mai di buon vino, cibo etnico avvolto dalle spezie e erba a profusione dell'ultimo impavido raccolto idroponico.
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