mercoledì 24 agosto 2011

Con la rincorsa folle dell'ultimo colle ero letteralmente atterrato all'Arcella, la mia macchina sembrava una veloce cimice rosa che saltellava nell'asfalto lucido della notte, che scendeva progressivamente come uno scenario inesorabile alla fine di un dramma. Ci avevo messo più di una 50ina di minuti quasi un intero album "sonico" che ancora ci ronzava nelle orecchie come un eco di un caotico carnevale di metallo. Ero in ritardo perchè avevo allungato la strada preferendo il lento percorso panoramico dei colli all'anonima e monotona strada provinciale. Amavamo farci suggestionare dalle luci colorate in lontananza e dall' esotica haze al profumo di mango in una vera & propria vertigine dell'anima come una nostalgica ed oscura voglia di infinito. Intanto, osservato dallo sguardo cinicamente sfatto di Claudio, passai l'ultimo semaforo e dunque l'ultimo incrocio che ci separavano dalla bizzarra casa "occupata" di Tari. Nell'ultimo tratto del viaggio, visto la crescente fame e la stanchezza di guidare col buio, mi veniva quasi naturale di immaginare insistentemente che ci fosse all'arrivo un posto facile per parcheggiare la mia sgangherata Seat senza perdere troppo tempo nella ricerca, senza fare troppa strada a piedi. Avevo partecipato recentemente ad un corso sull'uso del pensiero creativo o attrattivo e lo stavo applicando su tutto, senza limiti. Parcheggiai in un guizzo proprio davanti al cancello rosso&nero del palazzo e in men che non si dica ci siamo ritrovati ad affondare l'indice nel bottone con scritto Tari & Co. Nell'istante immediatamente successivo sentimmo il click elettrico del portone e attraverso il citofono la familiare voce tuonante del nostro amico invitarci a salire. La casa di Tari si trovava in un quartiere popolare ad ovest ed era il frutto di una lotta recente quasi armata, tra un gruppo di cittadini sfrattati che lottavano per il diritto alla casa e l'amministrazione comunale che ha decine di palazzi chiusi e abbandonati dall'egoismo e dal clientelismo. Si poteva ben dire che quell' appartamento fosse un distaccamento di un centro sociale anch'esso "occupato". Aveva sette camere con un tema differente in ognuna delle stanze. La camera più bella era il soggiorno che sembrava un bar alternativo, in ogni parete c'era un murales gigante, tutti molto elaborati e variopinti che davano un senso di concettuale perfezione. Era veramente un classico quando ci si trovava a Padova ritrovarsi in quei sofà usati a notte inoltrata con le persone più disparate a sfumacchiare collosi fiori verdi, perderdosi nei paesaggi astratti di quei disegni come fossero rebus da risolvere e chiaccherando spesso sulla rivoluzione che sempre più intendevamo come presa di coscienza interiore. In quel periodo avevamo avuto quasi in sincrono ed a distanza una conversione radicale. Dalla politica alternativa filo-anarchica che cercava di manipolare il mondo esterno strutturato dal potere ad un misticismo ribelle sempre esageratamente anarchico ma fondato sul ritrovamento del proprio sè naturale come unico e vero potere possibile. L'estasi.
Appena ci vide spuntare dall'entrata ci mostrò tutti i suoi trecento denti d'avorio e ci allungò una manata sulla schiena ad entrambi, come un abbraccio fraterno. " Ragazzi!! bentornati" ci disse con il suo solito fare plateale ed accattivante da uomo di mondo. "Non vedo l'ora di illustrarvi i miei piani di fine vacanze e di condividere con voi quello che ho portato dal Messico eludendo come il solito tutti i controlli" sottolineò con la sua solita risata da pazzo. " Bene bene, non aspettavamo altro " intonammo io e Claudio quasi all'unisono come due ombre vocali. Anche se ancora non sapevamo niente di preciso sentivamo che si sarebbe creata dal nulla un'altra avventura delirante. Io, Claudio & Tari insieme eravamo come un composto chimico, un'assurda alchimia che tendeva ad esplodere attraendo situazioni ed avventure surreali ed impreviste. A tavola mangiando un delizioso e colorato cous-cous vegetale Tari cominciò ad intratterci in maniera molto piacevole. Lui era proprio come la sua casa, una perfetta riproduzione della sua individualità. Era come un centro sociale che accoglieva tutti, incondizionatamente, senza fare pagare all'ingresso. E' veramente difficile descrivere lo stato d'animo che si provava al suo cospetto. Cominciò ad descriverci la sua ultima esperienza di viaggio in Messico. C'erano anche i suoi coinquilini a mangiare con noi e si tennero per mano per la maggior parte del tempo. Era coppia gay del Congo in perfetto look Rastafari-Giamaica sfuggita dalla persecuzione omofobica della loro cultura dell'età della pietra. Tari anche in quel caso dimostrò di essere dalla parte della vera giustizia e per un bel periodo di tempo gli concesse l'asilo politico nella propria casa.
Ci raccontò con fare estatico dell'incontro dei suoi nuovi amici sciamani del mexcal che aveva casualmente conosciuto su facebook o per altri astrusi canali del web. Ci raccontò di tutto e di più, con un linguaggio ricco, altamente comunicativo, di come lo hanno condotto e seguito in un percorso iniziatico attraverso l'uso trascendentale del peyotl e di altre tecniche per l'induzione alla trance con l' ausilio di antichi tamburi dal suono magico. Ci ha descritto tutti i paesaggi incontrati e ci ha parlato dettagliatamente di tutte le sagge istruzioni suggerite dai suoi "benefattori" con una tale enfasi che vi giuro era come vedere proiettato nello schermo della mente un film di una tale curiosità che a noi sembrava di essere al cinema a vedere un' illuminante documentario sulla dotta e unica cultura sciamanica tradizionale del Messico. Ad un certo punto si bloccò ed il nostro amico Tari in preda ad una eccitazione irresistibile, dicendo che sarebbe tornato presto con i suoi tesori, corse verso la sua camera da letto che era più simile ad un ripostiglio da tanto era sottosopra. Quando ritornò era pieno di pacchettini e confezioni di varia fattura e forma. Aveva portato dal Messico soprattutto pietre di potere dalle forme & colori più svariati e oggetti antichi di uso comune e di guerra trovati con gli sciamani nei territori sacri. Di ogni oggetto ci dava tutte le notizie possibili e reperibili con una matura proprietà di linguaggio che rendeva tutto quello che diceva interessantissimo e pregno di significato. Stavamo tutti cercando al di là di ogni forma culturale possibile, i cardini imprescindibili della Verità validi per ogni uomo della terra, per ogni tempo. Alla fine della presentazione degli oggetti, arrivò alla vera primizia di cui non capivamo subito l'origine esatta . Estrasse tre collane fatte con perle di media grandezza color sabbia con inserti colorati in maniera tribale, con i vivaci colori del centro-america e disse con compiaciuta risolutezza " queste le ho fatte io sotto la guida di una sciamana dagli occhi a dir poco magnetici; prima siamo andati alla ricerca di qualche cactus dalle giuste dimensioni e poi mi ha insegnato l'arte del "gioiello psicoattivo". Cominciò a ridere rumorosamente e a confessare convulsamente che le tre collane erano interamente fatte di mescalina ovvero confezionate con la polpa essiccata ad arte di una decina di succosi peyotl e che gli inserti etnici erano prodotti di spremitura dei petali di alcuni fiori innocui del posto. Riprese a parlare dopo un attimo cercando di mantenersi serio soffocando gli ultimi strascichi di riso, "bastano solo due piccole palline per avere una meravigliosa esperienza di almeno otto ore", sbottò con aria autorevole da vero psiconauta". Con queste tre semplici collane, ragazzi, potremo volare all'altezza dell'aquila ogni tanto almeno fino a natale" sentenziò deciso per finire con la sua relazione del viaggio che gli aveva asciugato la bocca. Noi spettatori eravamo stati gratificati e non solo per il racconto insolito riportato ma anche per l'effetto dell'erba messicana che stavamo fumando nel dopocena ascoltando e immaginando la storia del viaggio di Tari. Era sempre cosi quando ci mettevano insieme, le ore trascorrevano vivaci & pacifiche. Intanto il soggiorno si gremiva sempre di più nel dopocena con amici, vicini di casa vari e animali di tutti i tipi. Gran parte delle cose più strane che mi sono successe in vita le ho vissute all'interno di questo eccentrico posto. Per dirne una nel lontano 198... ritornavamo dalla solita delirante e politossica festa di fine anno strafatti come non mai di buon vino, cibo etnico avvolto dalle spezie e erba a profusione dell'ultimo impavido raccolto idroponico.